Conosco il problema. Quando preparavo gli esami per la mia prima laurea in Lettere e Filosofia ero molto giovane e avevo un tale bisogno di eccellere che, per convincere me stessa a presentarmi all'esame, una volta sono arrivata a dirmi che, comunque fosse andata: "non avrei provato dolore fisico". Ed ero preparata! Poi sono stata un insegnante di Storia e Filosofia, e l'ansia l'ho conosciuta anche, per così dire, "dall'altra parte della barricata". Anche là non è che avessi smesso di essere "severa", così come ero stata con me stessa, anche se a me è sempre piaciuto di più dire: "rigorosa", ma nel frattempo facevo il mio percorso personale e prendevo la seconda laurea in psicologia. Qui è stata un'altra storia: se avessi avuto la stessa ansia della prima giovinezza non avrei retto lo sforzo di studiare e lavorare insieme.
Sarà per via di tutte queste esperienze pregresse che quando è capitato, ho sempre lavorato dando una particolare attenzione a questo tipo di sindrome ansiosa.
Ho deciso quindi di riservare parte del mio tempo, e condizioni particolari, a quei giovani che hanno difficoltà con l'università. Spesso qui non è solo questione di metodo di studio o di motivazione, ma il problema dipende anche da un complesso mix di atteggiamenti personali, rapporto con l'autorità, presupposizioni sul futuro, autostima, aspettative degli altri, capacità di gestire il tempo, emozioni negative.