Come lavoro

Prima di dirci che sì, abbiamo proprio  iniziato un percorso, ci incontriamo alcune volte, di solito due o tre, in maniera più interlocutoria. Ci concentriamo sul riformulare il problema attuale e sull’avere un primo momento di confronto sulla situazione, condividendo un quadro d’insieme. La serie dei colloqui di orientamento alla psicoterapia è indipendente dal prosieguo dell’attività e può costituire un momento autonomo di consulenza e/o di avvicinamento al mondo interno;  costituisce un test importante relativo alla possibilità di  impegnarsi reciprocamente in una relazione trasformativa.

Il mio setting, come nella tradizione della psicologia analitica junghiana, è con due poltrone poste l’una di fronte all’altra, a segnalare che anche per l’analista c’è sempre implicazione nel gioco trasformativo.

Tipologie di intervento psicoterapeutico

Il serpente che non può disquamarsi, perisce. Così pure gli spiriti ai quali si impedisce di mutare le loro idee: cessano di essere spirito. Friedrich Nietzsche
  1. Psicoterapia focale breve di durata predeterminata. Di solito utilizzo un’opzione di massimo dodici sedute continuative, una alla settimana.

Questa opzione è indicata nel caso in cui si voglia lavorare sull’ampliamento delle prospettive con cui guardare un singolo problema. E’ utile nel caso ci si voglia concentrare su una sintomatologia come ad esempio una sindrome fobica focalizzata, ma anche qualora si debba prendere una decisione o affrontare un cambiamento importante. E’ un’opinione molto personale, ma renderei obbligatorie una decina di sedute prima di ristrutturare casa: bisognerebbe infatti occuparsi della propria “casa mentale” prima di metter mano ai muri Quando si sceglie di realizzare una consulenza psicologica su un problema, in ogni caso va organizzata una sequenza e per rimanere focalizzati sul tema è opportuno predeterminare il numero di incontri e la loro frequenza. 

2. Psicoterapia psicodinamica ad una seduta settimanale.

L’orizzonte temporale che bisogna darsi è nettamente maggiore. E’ la scelta più frequente, sicuramente  indicata per chi ha la sensazione di essere bloccato nella propria crescita personale, ha sintomi indefiniti di ansia e depressione, ha bisogno di recuperare un equilibrio che sente perduto, o necessita di un sostegno per fronteggiare eventi della vita. E’ anche il setting tipico per disturbi significativi ed acclarati, quando il paziente sia seguito in contemporanea farmacologicamente da un/una collega psichiatra in una terapia bifocale. Anche qui, come in analisi, si parte dal problema attuale per arrivare ad esplorare la personalità nel suo complesso, i desideri, il passato, le relazioni fondative. Rispetto ad un’analisi,  c’è un’attenzione prioritaria ai sintomi,  finché ce ne sono, ed anche forse alle necessità di apprendimento di modi per stare meglio. Molte persone, semplicemente, non si sono soffermate a considerare “come” vivere.

L'analisi junghiana

Nel mondo junghiano si tende ancora a dire “analisi” anziché “psicoanalisi” perché nell’uso di due parole diverse ancora risuona l’eco della drammatica rottura tra Freud e Jung nel 1913, dopo la quale Jung chiamò “psicologia analitica”  la propria versione della psicoanalisi, la propria eterodossia a Freud. In epoca di post-freudismo, post-junghismo e distopie incombenti, non so quanto queste distinzioni di “parola” abbiano ancora davvero senso; ma,  se un’etichetta resta solo un’etichetta, ciò non significa che non ci siano, anche sostanziali, differenze teoretiche.

In psicologia analitica junghiana si lavora con due o anche tre sedute settimanali. Un percorso analitico è la strada  elettiva per chi vuole cambiare se stesso, conoscersi a fondo, trovare un proprio centro, recuperare o inventare il senso della propria storia e delle proprie appartenenze, esplorare direzioni impreviste, sondare le possibilità, sovvertire il presente.

Personalmente, non credo che si possa porre alcuna differenza netta – visto che la cura è la relazione e chi cura è la stessa persona – nemmeno tra psicoterapia ad orientamento psicodinamico (alcuni preferiscono dire a orientamento analitico) e analisi, tranne una: l’analisi prescinde da uno scopo definito. E’ una via di ascolto, di confronto con l’ignoto. Per dirla con le parole di María Zambrano, è “dis-nascere” per  nascere di più.

In questo caso, ci disponiamo – programmaticamente –  ad accogliere i prodotti dei pensieri della notte, i sogni, anche attraverso l’utilizzo di un diario onirico. A volte si comincia con un assetto psicoterapeutico e si decide poi di passare ad un setting analitico, nel momento in si è pronti ad occuparsi con piena determinazione del proprio modo di stare al mondo.

Utilizzo anche per l’analisi  il setting vis-à-vis con il paziente e l’analista seduti di fronte, come è tipico della tradizione junghiana.

Possiamo fidarci del fuoco a condizione di sapere che la sua legge è di estinguersi o di bruciare. Marguerite Yourcenar.

Con pazienti con cui c'è un lavoro consolidato, che amano i cani, che non si sentono disturbati da un'accoglienza più festosa del tono sommesso tipico dell'aplomb da professionista della "salute mentale",  c'è una peculiarità nel mio setting: Kellogg è ammesso nella stanza.  Di solito sta buono su un cuscino sotto il tavolino, e tiene lui il conto dell'orario, perché il suo orologio interno  lo avvisa della fine della seduta. Kellogg è dolce e non perde peli, perché è un cockapoo, figlio di una cocker e di un barboncino. Sa che non può essere protagonista dell'incontro e accetta di godersi solo la compagnia.

Se qualcuno pensa che ci sia qualcosa di originale in questa scelta, non conosce la storia di Freud e della sua Jofi,  di quando  anzi  i cani erano due nello studio del padre della psicoanalisi, perché c'era Jofi e c'era anche il cane lupo di Anna Freud. La  vicenda è ricostruita qui.

«La  psicologia ha un debito particolare nei confronti degli animali, se è vero che essi sono il sistema simbolico primordiale, e se la psicologia non ha completamente dimenticato che anche noi siamo animali, mangiamo con le unghie e coi denti, soffriamo la sete, ci accoppiamo e attacchiamo al seno i nostri piccoli, sporchiamo con le nostre deiezioni punti prestabiliti e andiamo soggetti a varie emozioni, al panico, alla lussuria, all’amore del nido, alla curiosità. Come possiamo capire noi stessi in quanto esseri umani se non abbiamo familiarità con le loro immagini e i loro comportamenti nelle nostre anime?» (James Hillman, Presenze animali, Adelphi, Milano, 2016).

La presenza di Kellogg

Qualcosa della mia storia

Monica Gemelli​, oggi


Come psicologa analista, sono specialista in Psicoterapia.
Sono associata al  C.I.P.A – Centro Italiano di psicologia Analitica (Istituto di Roma), e, a livello internazionale, alla I.A.A.P. – International Association of Analitical Psychology),
Lavoro prevalentemente come libero professionista e sono relatrice in seminari e convegni.
La mia  formazione è junghiana.
Ho effettuato unTraining di sei anni presso  l’A.I.P.A. – Associazione Italiana di Psicologia Analitica.
Nel corso della formazione ho effettuato due analisi personali la prima come percorso “personale”, prima della domanda di ammissione al training, la seconda “didattica”, durante il training.

Collaboro come docente con la Scuola di Psicoterapia “Aion” di Bologna, dove insegno “Tecniche immaginative”.

Monica Gemelli, ieri

Sono nata a Napoli nel 1963.

Ho un curriculum all’americana, con molte esperienze differenti.

Ho due lauree – la prima in Lettere e Filosofia,  e la seconda in Psicologia Clinica.

Sono stata docente ordinario di  Storia e Filosofia nei Licei, attività con la quale mi sono mantenuta mentre prendevo la seconda laurea e facevo poi il training analitico. In un passato più lontano ho tradotto un romanzo (E. Roblès, Vesuvio, Tullio Pironti Editore, 1994) e ho lavorato come giornalista pubblicista (“Il Mattino”: 1994-1999, “Nord e Sud”, RAI, “la Repubblica”). Prima ancora ho lavorato in azienda (CBD) nell’ambito del Total Quality Management e, come formatrice, nell’ambito della psicologia del lavoro.

Durante i primi anni da psicologa, con una formazione anche in psicologia giuridica (A.I.P.G. – Associazione italiana di Psicologia Giuridica),  c’è stata una intensa attività di collaborazione con il Tribunale di Napoli. Oggi, se occasionalmente sono stata chiamata ancora come CTU,  il mio percorso è orientato sempre più verso l’attività clinica di psicologa analista e psicoterapeuta, che svolgo presso il mio studio.

In una breve fase della mia vita ho anche fondato una startup.

LAF - Laboratorio Analitico della Fiaba

Il Laboratorio Analitico della Fiaba è stato un progetto volto all’approfondimento seminariale, in presenza, di tematiche relative alla sfera emozionale ed affettiva a partire dall’analisi di fiabe.

Il metodo junghiano dell’amplificazione dei simboli presenti nei racconti appartenenti all’universo del meraviglioso e del fantastico, è stato alla base dell’intensa attività della psicoanalista, allieva diretta di Jung, Marie Luise von Franz.

Le fiabe sono state qui considerate quali modelli di esperienza umana rielaborati e sedimentati collettivamente attraverso la pratica della narrazione orale, da parte delle comunità tradizionali. L’amplificazione comporta l’uso di paralleli mitici, storici e culturali al fine di chiarire e ampliare il contenuto metaforico del simbolismo, che viene visto come un territorio nel quale opera un continuum tra l’inconscio personale, anche onirico, e la dimensione impersonale collettiva, conscia e inconscia.

L’analisi comparata dei simboli in esse contenuti, dà vita a una modalità di lettura capace di favorire l’accesso ad esperienze di partecipazione e meditazione condivisa dei contenuti simbolici appartenenti al mondo immaginale.

Il LAF ha proposto  incontri in piccolo gruppo strutturati in due momenti, una prima parte in cui si legge la fiaba e si procede alla sua analisi, una seconda parte in cui viene data voce alle risonanze attivate nei partecipanti durante il momento precedente. 

Incontri pubblici:

SeminarioLe fiabe per dirlo – 30 Gennaio 2019 -ISPPREF Mediazione e Counselling, Via Manzoni 26/B.

Seminario: Raperonzolo, la dialettica tra possessività e libertà nella vita affettiva – 27 gennaio 2019 – ISPPREF Mediazione e Counselling, Via Manzoni 26/B.

Seminario: Complessi, simboli e l’archetipo dello Spirito nella fiaba nella lettura di Carl Gustav Jung – 8 novembre 2019 – A.I.P.A., Associazione Nazionale di psicologia Analitica (Sez. Napoletana),Via Cervantes 55/16, 80133 Napoli.

SeminarioLaboratorio analitico della fiaba: Cappuccetto Rosso e i suoi fraintendimenti. Psicoanalisi e Psicologia Analitica a confronto con la fiaba –  4 dicembre 2019  – Funzione Alpha, Corso Vittorio Emanuele 143, 84123 Salerno.

Webinar OnlineDialoghi junghiani. Le fiabe interpretate, con Alessandro Raggi, IPA – Istituto di Psicologia Applicata, Via Vassalli Eandi 27, 10138 Torino.

Diretta Facebook: 2020 (7 maggio) Comune di Napoli, Assessorato alla Sanità, diretta Facebook all’interno del progetto “Psicologi in diretta”, con l’intervento: Le fiabe per dirlo. Strumenti e simboli per nuovi focolari.

Pubblicazioni di area psicologica

2021:Pubblica l’articolo Il sognare in campo: sognare il campo, in M. Scarpelli e F. Testa Dal campo analitico, al campo archetipico, – Dialoghi e trasformazioni dei luoghi della ricerca e della cura, Napoli, Liguori, pp. 21-39.

2012: Pubblica il volume (coautrice con la Prof. Francesca Maria Dovetto) Il parlar matto. Schizofrenia tra fenomenologia e linguistica: il corpus CIPPS, Roma, Aracne (II edizione con DVD e Prefazione del Prof. e Accademico dei Lincei, Federico Albano Leoni nel 2013).

2012: Pubblica l’articolo Anafora nella schizofasia. Note preliminari all’identificazione di uno “splitting referenziale” in  Dovetto F. M. & Gemelli M.  Il parlar matto. Fenomeni schizofrenici tra fenomenologia e linguistica, Roma, Aracne.

2012: Pubblica l’articolo A libro chiuso. Intorno al Liber Novus di Carl Gustav Jung, in «Tempo d’analisi. Paradigmi junghiani comparati» – Rivista di psicologia del profondo, Anno I, n° 0, pp. 239-246.

2011: Pubblica l’articolo Hikikomori, fiori di ciliegio, cerchi di grano  (coautrice con Carlo Pastore), in Sagliocco G. (a cura di), Hikikomori e adolescenza. Fenomenologia dell’autoreclusione, Milano – Udine, Mimesis,  pp. 59-77.

2010: Pubblica l’articolo Trenta righe su Jung. In «Studi Junghiani», 31, Gennaio-Giugno, Milano, Franco Angeli, p. 94.

2009: Pubblica l’articolo Demetra e Kore. Un percorso tra psicologia analitica e filosofia della differenza, in Dovetto F.M. (a cura di), Parole di donne, Roma, Aracne edizioni, , pp. 255-270.

2008: Pubblica l’articolo Marcatori discorsivi nel parlato schizofrenico, (con F. M. Dovetto) in  Atti delle Giornate di Studio PRIN Parlaritaliano “Fenomeni di intensità nell’italiano parlato”, Università del Salento 7-8 giugno, Firenze, Franco Cesati Editore, pp. 181-193.

2006: Pubblica l’articolo Note metodologiche relative alla fase di acquisizione del materiale verbale relativo ad un progetto di ricerca sul linguaggio schizofrenico  (con C. Bartolomeo e E. Improta), in «Notes Magico. Rivista di psicanalisi», 6, Firenze, edizioni Clinamen, pp. 35-40.

2008: Pubblica l’articolo Il parlato di soggetti schizofrenici (con F. M. Dovetto), in M. Pettorino, A. Giannini, M. Vallone & R. Savy (a cura di), La comunicazione parlata. Atti del congresso internazionale. Napoli 23-25 febbraio 2006 – Tomo II, eBook, Napoli, Liguori, pp. 1081-1092.

2006: Pubblica l’articolo Il pensiero narrativo: una nozione problematica in «Notes Magico. Rivista di psicanalisi» -, 6, Firenze, Clinamen, pp. 19-34.